DUE STRADE DIVERGEVANO IN UN BOSCO

Ho una vita frenetica. Chi non ce l'ha.
Da quando metto i piedi fuori dal letto è tutta una corsa: colazione per me e mia figlia, lavarsi, vestirsi, farle lavare i denti, cambiarle la maglia perché intanto s'è fatta la doccia, vatti a ricordare dove hai parcheggiato la macchina, lancia figlia fuori dal finestrino davanti alla scuola perché non c'è un buco per fermarsi, fila, traffico, ufficio, esci, fai la matta per strada per arrivare in tempo in palestra, ricerca parcheggio, muovi il culo per eliminare l'adipe, di corsa doccia e riparti che tua figlia esce da scuola, lezione di danza per lei, spesa, torna a casa, metti a posto, scambia due chiacchiere con quell'uomo che gira per casa che se non ricordi male è tuo marito, fai la cena, schiantati a letto.
Ecco una mia giornata tipo.
Uno potrà dire "Beh, la palestra non è mica obbligatoria!"
Invece si, per me lo è, da quando quasi due anni fa scoprii di essere rimasta vittima di un attacco di alopecia da stress così violenta da farmi assomigliare ad un fraticello con la chierica.
Solo che la mia era un po' più a destra.
Da quel giorno ho capito di dovermi forzare e scaricare le tensioni quotidiane in qualche maniera.
Con questa vita frenetica e altri impegni random spesso accantono l'idea di fare qualcosa solo per me, che mi renda felice, che mi renda serena e sia anche una cura preventiva per l'alopecia migliore del tapis roulant.
Spesso sono così stanca che non riesco neanche a pensare di chiamare una cara amica per fare una chiacchierata in santa pace, senza contare che dall'altro capo del telefono troverei un'altra come me fagocitata dagli impegni quotidiani. Figuriamoci organizzarsi per uscire: rivestiti, ritruccati, ripettinati.
Sono finiti i tempi in cui si cazzeggiava per ore al telefono, che tanto nessuno aveva famiglia e figli e il lavoro non ti risucchiava le energie come l'ultimo modello del Folletto risucchia la polvere (questo esempio la dice lunga sul mio sopraggiunto livello di casalinghitudine).
Eppure da qualche tempo a questa parte ho deciso di cambiare solfa.
Voglio riappropriarmi di quello che molti definirebbero "il futile", perché se lascio che la stanchezza decida il buono e il cattivo tempo della mia vita ho già perso in partenza.
Allora mi sprono e quello che trovo al di là dello sforzo vale sempre la pena.
Ben venga quindi una sorella che ti chiama alle 20:00 di sabato sera, quando sei rientrata a casa da mezz'ora dopo una giornata impegnativa a livello fisico ed emotivo, che ti dice "Usciamo tutti a cena?"
Certo che usciamo a cena, e frega nulla se piove a dirotto, non hai fame, domani sarà Pasqua e già avevi provato il tuffo carpiato da fare sul letto.
Esci perché sai che tornerai appesantita, stancherrima ma felice.
Ben venga sentire un'amica mille volte più impegnata di te che ti dice "Vienimi a trovare al mio ristorante" e tu sai che la mattina dopo pagherai caro quell'uscita infrasettimanale, ma te ne sbatti.
Quindi prepari la cena a marito e figlia, ti fai carina e corri da lei per passare una di quelle serate così piacevoli e deliziose che a mezzanotte ancora sei lì e non vuoi tornare a casa.
La mattina dopo la sveglia ti trapana il cervello, ma è nulla in confronto al sorriso che hai stampato sulla faccia e alla meravigliosa sensazione di esserti gustata, oltre all'ottima cena, anche una fetta di quella straordinaria donna con cui l'hai condivisa.
Ben venga un'amica che viene a cena a casa tua di martedì, quando il tuo corpo e la tua influenza necessitano solo di una tazza di latte caldo e una lunga dormita.
Fottiti influenza! Vuoi mettere il piacere tuo e di tuo marito di cenare allegramente con lei e di sapere che sta bene, che è felice e che la sua vita ha preso la piega che desiderava da tempo?
I suoi racconti riempiono di nuovo l'aria di casa vostra e senti che ti è mancata davvero tanto.
Sarà che le giornate si stanno allungando, che la primavera è alle porte e tutto riprende vita, ma non voglio più essere sopraffatta dagli impegni, dalla stanchezza e dal lasciarmi vivere.
Ho bisogno di conservarmi, di aggrapparmi con le unghie e con i denti a ciò che mi rende me stessa, a ciò che mi rende felice.
Un brunch di sabato con le amiche storiche mentre le nostre bambine giocano, una lunga mail da un amico lontano, una serata di giochi di società con gli amici di una vita, scrivere più spesso sul blog, il mio film preferito in seconda serata mentre tutti dormono.
Ritagliarmi del tempo con mio marito per continuare a fare gli scemi insieme e non perdere l'abitudine che abbiamo di ridere di noi.
Continuare a fare progetti per la vita che abbiamo scelto, per sentire che sotto tutta questa coltre di impegni e responsabilità siamo ancora quei due cretini che in Spagna, incinti della loro prima figlia, ridevano fino alle lacrime con un materassino da 5 euro usato come surf in un giorno di mare mosso.
Voglio che le persone della mia vita sappiano che ci sono ancora, che sono quella di sempre, anche se spesso per venir fuori devo scalare la montagna di panni da stirare che si è accumulata.
Sono sempre io.
Non voglio lasciarmi vivere.
Non voglio inginocchiarmi davanti a Sua Maestà La Comodita'.
Voglio lottare contro l'apatia e la quotidianità che, se non si sta attenti, come IL NULLA ne "LA STORIA INFINITA" avvolge tutto e tutto cancella.
Ho una paura fottuta delle montagne russe, ma non smetterò mai di sognare di andarci una volta nella vita.
Ecco cosa voglio fare.
Mettercela tutta.
 


                                         "Due strade divergevano in un bosco, ed io -
                                           Io presi quella meno battuta
                                           E questo ha fatto tutta la differenza"
 

                                                                                               Robert Frost - The Road Not Taken (1916)














 


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